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L'architetto di Tersicore

William Forsythe è un coreografo baciato dagli Dei. Non ho avuto modo di vedere i suoi ultimi lavori, ma tutti quelli che ho visto in passato mi hanno lasciato il segno. Enemy In The Figure, In The Middle Somewhat Elevated, Quintett, per citarne alcuni, sono capolavori impeccabili dove il quadro d'insieme e il linguaggio coreografico non solo sono raffinati e originali, ma di grande impatto emotivo e fonte di ispirazione per ogni artista.

La coreografia non sta solo in sé. Ogni elemento scenico è parte indispensabile per completarne il disegno. La geometria tesa della scatola teatrale, la luce come fonte scenografica, i colori dei costumi, sono tutti strumenti della sua orchestrazione coreografica. Di William Forsythe mi affascina l'insieme, il gruppo, l'interazione, l'out of balance, il corpi dei ballerini come corpo unico, macchina poetica e creativa. E la musica. Non è musica che accompagna, ma che danza e emoziona. A volte un suono, una voce. In Quintet è quella in loop di Gavin Bryars Jesus'Blood Never Failed Me Yet semplice e commovente, che nel suo crescendo contribuisce a fare di questa pièce del '93, sempre attualissima, un capolavoro.

Ho cominciato ad amare Forsythe dopo aver visto questo pas de deux creato appositamente per Sylvie Guillem nel '97, danzato con Laurent Hilaire:

Qui nella versione di Elena Vostrotina e Raphael Coumes-Marquet del SemperOper Ballet, compagnia di cui ammiro le scelte di repertorio, il rigore interpretativo e la bravura.

A chi ama la danza consiglio di visitare l'archivio del Teatro Valli di Reggio Emilia, che con oltre 1000 video, documenta i festival dedicati ai maggiori coreografi contemporanei, tra cui anche le opere di Forsythe, e di vederne gli spettacoli più significativi. Maggiori informazioni le trovate qui.

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